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La vite aerea è un progetto di velivolo ideato da Leonardo da Vinci e descritto nel foglio 83v del Manoscritto B, redatto durante il suo primo soggiorno milanese.
In questo studio di vite aerea, Leonardo arriva a ipotizzare e formulare in anticipo di secoli l’efficacia trattiva dell’elica, concependo una struttura molto simile, ispirandosi alle forme della natura e dando corpo alle sue osservazioni sulle caratteristiche dell’aria. Nelle intenzioni dell’inventore, avrebbe dovuto “avvitarsi” nell’aria sfruttandone la densità similmente a quanto fa una vite che penetra nel legno.
Non vi è prova che Leonardo abbia effettivamente costruito la macchina da lui immaginata che rimarrebbe, quindi, una delle tante intuizioni teoriche della multiforme attività del celebre inventore. Il prototipo di elica non avrebbe potuto comunque funzionare, visto il peso teorico della macchina e l’energia insufficiente prodotta dai quattro uomini che avrebbero dovuto azionarla.
Nel 1881 lo schizzo della vite aerea di Leonardo venne posto all’attenzione dell’Accademia delle Scienze di Parigi da Gilberto Govi.
La macchina era costituita da una base circolare fissa inscritta in una corona mobile, a sua volta collegata a un albero di trasmissione verticale. Sull’albero è montata una struttura elicoidale rastremata verso l’alto, collegata tramite tiranti alla corona rotante della base.
La macchina era immaginata come una vite senza fine; nelle note che accompagnano il disegno specifica le misure della base (8 braccia fiorentine, circa cinque metri) e i materiali: legno, corda e tela di lino inamidata. Doveva essere azionata dalla forza muscolare di quattro uomini che, per far ruotare l’albero, poggiavano i piedi sulla piattaforma centrale e, con le mani, facevano forza sulle rispettive barre.
Di esso, Leonardo scrisse:
« Trovo, se questo strumento a vite sarà ben fatto, cioè fatto di tela lina, stopata i suoi pori con amido, e svoltata con prestezza, che detta vite si fa la femmina nell’aria e monterà in alto. »